Si parla spesso di meritocrazia. Tutti i politici italiani durante le loro campagne elettorali ne parlano e la promettono ai giovani più meritevoli (!!).
Ma si tratta solo di demagogia, di vane promesse per ottenere voti. Ormai è evidente da tempo.
Tali amare considerazioni sono motivate da una situazione lavorativa italiana caotica e da milioni di precari (che secondo una ricerca della CGIA di Mestre sono quasi 4 milioni…)
Molti nostri giovani sono laureati: alcuni, però, consegnano le pizze a domicilio, altri fanno i dog sitter e altri vivono ancora con mamma e papà.
Questi ultimi, non riuscendo a essere autosufficienti e non trovando lavoro nemmeno a pulire le latrine, vengono ingiustamente definiti dalle “alte sfere” del sistema politico italiano "bamboccioni" o in alternativa "schizzinosi" (choosy).
All’estremo opposto, se prestiamo attenzione alla situazione intorno a noi, sempre di più vediamo casi in cui figli di alti papaveri, senza avere titoli di studio adeguati o corsi di specializzazione, né esperienza, rivestono ruoli professionali importanti e ricevono incarichi lautamente retribuiti (basti pensare al recente scandalo di “Parentopoli” che ha scosso il comune di Torino).
Questa magia tale per cui i somari hanno le porte spalancate e i giovani laureati meritevoli no, si spiega così. Se hai un cognome noto alle spalle, i cancelli si aprono anche se sei un “asino vivente”. Se invece fai parte della categoria "sconosciuti o anonimi" le porte sono blindate e certi accessi sono vietati. Sono mille le scuse che ti senti dire: non sei preparato abbastanza, non hai il master, non hai esperienza, non hai il diploma di laurea giusto, etc etc.
Allora un po' ti disperi e inizi a studiare, studiare e ancora studiare. Alla fine ti senti dire che i titoli e i corsi di specializzazione non sono così essenziali e che ci sono persone che pur non avendo studiato tanto, sono migliori di quelle che hanno trascorso una vita a prepararsi.
Complimenti.
Complimenti a tutti coloro che fanno queste affermazioni. Sono geniali perché le modificano in base alla necessità del momento.
Per rendere ancora più chiara la mia polemica e il fatto che il sistema italiano si stia prendendo gioco dei giovani e di tutte quelle persone che ogni giorno si arrovellano il cervello per sopravvivere e sbarcare il lunario, vi sottopongo l'ennesimo esempio di cambiamento delle regole a proprio piacimento da parte di coloro che gestiscono il nostro paese.
In questi giorni non si parla d'altro che del “mega concorsone” per reclutare nuovi docenti da inserire nelle scuole pubbliche.
Ma facciamo un passo indietro.
Nel 2006 venne bandito un corso abilitante sempre per reclutare nuovi insegnanti. Coloro che avevano 365 giorni di supplenze alle spalle potevano considerarsi fortunati e frequentare il suddetto corso. Chi non aveva questo requisito non poteva accedere o meglio poteva, se dimostrava di essere laureato in scienze della formazione primaria o in qualche modo di essere prossimo alla laurea. Venne così stabilito che il diploma di laurea in scienze della formazione primaria abilitava all'insegnamento ed era requisito necessario per poter partecipare ai concorsi di reclutamento docenti per la scuola dell'infanzia e per la scuola primaria.
Ebbene, da allora sono trascorsi sei anni e sempre nell'ottica di “venire incontro” ai giovani, il concorsone bandito in questi giorni dice che tutti coloro che hanno iniziato le scuole superiori entro l'anno 1997/1998 e conseguito entro l'anno 2001/2002 un diploma di maturità magistrale quadriennale o quinquennale, possono partecipare al suddetto concorso.
Ma i “soloni” del Ministero della Pubblica Istruzione non avevano stabilito che solo i laureati in scienze della formazione primaria potevano partecipare ai futuri concorsi in quanto tale corso abilitava all'insegnamento? Non avevano anche detto che bisognava almeno essere laureati per insegnare alla scuola materna e a quella elementare?
All'epoca avevano anche affermato che chi voleva insegnare alle superiori avrebbe dovuto prendere l'abilitazione al Siss. E ora?
Tutte queste lauree e tutti questi corsi di alta specializzazione di fronte al nuovo concorso vengono resi vani e, in modo alquanto beffardo, valutati con i seguenti criteri.
La laurea presa con il massimo dei voti (110 su 110) vale due punti rispetto a chi non c'è l'ha, l'abilitazione al Siss, diploma post laurea, vale 1,5 punti, la laurea triennale vale 1,5 punti come l'abilitazione presa al Siss, peccato che il Siss sia una scuola di alta formazione post laurea. Il dottorato di ricerca vale 3 punti, l'abilitazione all'esercizio di una professione vale 1 punto, ogni articolo pubblicato vale 0,20 punti.
In sintesi tutti coloro che non sono entrati di ruolo, ma si sono laureati in scienze della formazione primaria o hanno preso una laurea quadriennale e successivamente frequentato il Siss, si trovano insieme ad altri privi di titoli di abilitazione a fare il medesimo concorso.
Evviva, evviva tutti i nostri politici!
Non aggiungo altro...a voi lettori le conclusioni!
Anna Turletti
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