giovedì 16 aprile 2015

Euronomics

Vi siete mai domandati quanto costa stare in Europa? Avete mai pensato a quale sia il prezzo pagato per aver giurato fedeltà a questo aborto istituzionale (e mi scuso per aver offeso involontariamente i feti)? Da quando l'Unione è diventata realtà alcuni cittadini italiani (non tutti, per la carità) se ne sono sobbarcati il costo. Altri, i più furbi, i più ricchi, i più raccomandati, i più inseriti nei salotti che contano, sonon scappati all'estero come conigli per pagare meno tasse (tanto qualcuno penserà a farlo per loro). E' comodo parlare di Europa e di come deve cambiare l'Italia per “tenere botta” con i Paesi emergenti, le grandi economie asiatiche o i petrolricchi, da una comoda poltrona imbottita in Belgio, nel Regno Unito, in Svizzera, in Lussemburgo, nell'est ex-sovietico o negli USA. E, intanto, i nostri giovani debbono emigrare per “fame” in cerca di lavoro esattamente come hanno fatto i loro avi. I nostri avi. Questa Europa assurda, iniqua e illiberale, non si merita di avere tra i membri fondatori un Paese come l'Italia, ricco di Storia e tradizioni, di creatività e di orgoglio, di capacità e intraprendenza. Solo una classe politica cieca e interessata può aver avallato la formazione di questo carrozzone legislativo che bada benissimo ai desiderata dei banchieri internazionali, delle grandi multinazionali e di quelle due nazioni che di fatto comandano la Troika: Germania e Inghilterra. L'Italia deve uscire dall'Europa prima che chi la sta derubando abbia finito il proprio lavoro. Dopo non servirà più a niente.

mercoledì 8 aprile 2015

Non aprite quei luoghi comuni

In politica esistono i luoghi comuni? Proviamo a scoprirlo insieme."Si stava meglio quando si stava peggio". Nato ovviamente con un altro intento, questo luogo comune ben si adatta al clima politico. Esso indica come il passaggio tra la prima e la seconda Repubblica (a livello economico) sia stato tutt'altro che indolore. "Non esistono più le mezze stagioni". Pur se bisognoso di qualche aggiustamento, il detto può celare una velata critica alla stampa, all'Informazione, rea di veicolare in tempi di crisi messaggi governativi ottimistici sulla cosiddetta ripresa (che continua a non arrivare). Si passa, dunque, dalle manovre "lacrime e sangue" a quelle per "cavalcare la ripresa". La stagione di mezzo, ovviamente quella che invece si sta vivendo, la più lunga e fredda in assoluto, sembrerebbe non esistere più. Ma c'è. Eccome. "Gli uomini con gli amici parlano solo di calcio e di sesso". Se c'è un risultato che va ascritto alla nostra classe politica è proprio che hanno saputo far cambiare dieta ai maschi italiani. Oggi, il pour parler è fatto di tasse e soldi, di come arrivare alla fine del mese. A suon di manovre fiscali, maschi e femmine d'Italia parlano la stessa lingua e non ci sono più i monologhi in stanze diverse. "I professori di una volta erano vocati; quelli di oggi prendono solo lo stipendio". Per forza, con i nuovi contratti è un miracolo arrivare a prenderne uno ragion per cui è proprio così disdicevole desiderare di arrivare alla fine del mese? No. Penso proprio di no. "C'è la Crisi ma i ristoranti sono pieni". Il problema è che con le imposte e tasse di oggi non è difficile riempire un locale ma guadagnarci. Occorre che i clienti paghino e lo Stato non si rubi tutto l'incasso. Nei ristoranti, del resto, potrebbe esserci una nutrita delegazione di "eletti" e, si sa, ciò che questi delegati spendono ricade sulle tasche dei cittadini italiani. In conclusione, voglio citare il proverbio più politico ed attuale in assoluto. Si tratta di un "luogo comune" molto conosciuto e diffuso nell'immaginario collettivo. "Non mi conosci e quindi non mi puoi giudicare". Alzi la mano quel Giudice che è senza peccato e che conosce vita, morte e miracoli del politico che beffardamente sbatte in prima pagina, espone al pubblico ludibrio. Per giudicare occorre guardare il curriculum vitae e non l'esistenza del reato. Giusto? Lo immaginavo.