sabato 28 novembre 2009

Perché la cinghia non la tirate voi?


Perché la cinghia non la tirate voi?
Reputo scandalose le affermazioni del Senatore della Repubblica Gianfranco Rotondi che consiglia le aziende operanti in Italia di negare la pausa pranzo ai propri dipendenti. Sono le ore più produttive ed occorrerebbe lavorare di più. Il Paese ne trarrebbe giovamento, è il suo parere. Anch'io ho un parere: se tutti i nostri parlamentari venissero stipendiati in base al rendimento avremmo risparmiato una finanziaria per i prossimi vent'anni. L'ex-Ministro Francesco Rutelli vorrebbe spezzare le ferie degli italiani. Non ci è dato di sapere cosa pensino di spezzare gli italiani. Forse, se facessimo uno di quei sondaggi tanto cari al nostro Premier, scopriremmo qualcosa che al leader di Alleanza per l'Italia era sfuggita. Ma ad essere completamente immorali non sono solamente le esternazioni dei nostri politici ma anche gli stipendi dei nostri manager. Utilizzano le auto pagate dall'azienda, i cellulari, il telefono, le abitazioni, hanno bonus e incentivi economici, escort, senza che venga loro richiesto un risultato specifico. Se una società è in crisi perché il suo amministratore delegato mantiene i suoi privilegi? No. Non se ne può veramente più. E' ora che ci si dia una regolata. Tutti. Se si vogliono rivedere le posizioni acquisite col tempo si cominci da chi sta in alto e può permettersi di togliersi "vizi" tutt'altro che da sussistenza. Il resto del paese è in ginocchio e non può più permettersi di mantenere questo stato di cose.

mercoledì 25 novembre 2009

Harry Potter ha chiuso...


(Immagine tratta da http://thecia.com.au/reviews/h/images/harry-potter-1-1.jpg)
Harry Potter ha chiuso...
L’Associazione Gruppo SISIFO chiude. L’Associazione era nata con il preciso scopo di realizzare il progetto “La lettura è magia” e prende atto che in Piemonte un progetto simile non si può realizzare. Almeno, non con i canoni scelti dall’AGS. Si tratta, per chi risulta non informato, di un’iniziativa solidale e culturale, volontaria e non lucrativa, grazie alla quale l’AGS (gli Enti pubblici, a parte parole d’incoraggiamento non hanno contribuito per un solo centesimo) regalava di tasca propria 1000 Euro in buoni d’acquisto per libri di testo o di lettura all’Istituto scolastico e agli studenti vincitori del concorso. Non si è raggiunto il numero minimo di partecipanti. A dir la verità nemmeno il minimo del minimo. Gli organi di stampa (eccezion fatta per Il Monviso e www.traspi.net) ci hanno ignorato. L’Istituto Scolastico Regionale, pure. I Dirigenti Scolastici hanno passato l’informativa al collegio insegnante. Credo. Spero. Gli alunni sono stati informati ed hanno potuto scegliere. Forse. Me lo auguro. Nessuno ci ha aiutato a realizzare questo progetto. Anzi, paradossalmente, lo sforzo maggiore, all’esterno dell’AGS, è stato fatto da J. K. Rowling. Agli studenti piemontesi non piace Harry Potter? Può darsi. Agli insegnanti non piace avere la “magia potteriana” quale materia di insegnamento didattico? Chissà. I Dirigenti Scolastici non approvano le tematiche culturali del Progetto? Chi può dirlo. La riforma Gelmini ha tagliato le gambe alla nostra iniziativa? L’ho sentito ripetere da tanti addetti ai lavori. Non so se crederci o meno. La crisi ha condizionato la scelta dei progetti didattici? Ho visto che si stanno realizzando progetti dove non c’è nulla da guadagnare e addirittura da investire. Non lo so. Non so perché il progetto “La lettura è magia” è affondato o è stato fatto affondare ma il significato di questa sconfitta va oltre. Ridisegna i confini stessi dell’Associazione che si è sentita contestare da funzionari istituzionali che il suo status non è quello di un’associazione di volontariato perché intende realizzare un progetto che coinvolge degli insegnanti scolastici e che, come tale, risulta a scopo di lucro. Perché vi chiederete. Me lo sono chiesto anch’io. E ho posto tale domanda agli organi interessati. La risposta è stata che i veri protagonisti del concorso letterario non sono gli studenti che avrebbero dovuto scrivere il capitolo mancante della saga di Harry Potter… no, sono i loro insegnanti. Che sono stipendiati dallo Stato e quindi, il Progetto non è di volontariato. L’assurdità di queste considerazioni va di pari passo, secondo me, con l’assurdità di quel sistema burocratico-isituzionale che dovrebbe regolare la vita di una società allo scopo di migliorarla e che invece la condiziona pesantemente. Un risultato l’ha ottenuto. L’Associazione chiude e tra noi non si parlerà di attività solidali per molto tempo. Io spero mai più. La crisi economica lascia il segno dappertutto. Le fabbriche chiudono. I lavoratori pagano il dazio di questo capitalismo schifoso ed inumano. Mille Euro avrebbero fatto comodo. Non è andata così. Vorrà dire che ce li terremo e li dedicheremo a progetti personali che non coinvolgono la Scuola, le Istituzioni, il Volontariato. Loro ci hanno appena detto che non ne hanno bisogno. E per noi va proprio bene così.
Pier Giorgio Tomatis
Presidente Associazione Gruppo SISIFO
pgt2004@alice.it
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http://tomatispiergiorgio.blogspot.com/
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domenica 8 novembre 2009

Quando l'ASL diventa la Santa Inquisizione


Quando l'ASL diventa la Santa Inquisizione
HACCP. Si tratta di un acronimo inglese che indica l’Hazard Analisys Critical Control Points, ovvero l’Analisi dei Pericoli e dei Punti Critici di Controllo. L’utilizzo di questo sistema, istituito da un certo Pilsener per la sicurezza alimentare degli astronauti della NASA, è divenuto esecutivo nel momento in cui il nostro Paese ha recepito una normativa europea e si è adeguata a questo livello di standard internazionale. Ciò che favorisce la crescita di una civiltà è sempre da considerarsi positivo. Tuttavia, data l’arbitrarietà con cui si può interpretare tale strumento i somministratori ed i rivenditori di alimenti e bevande sono stati dati in pasto a tutta una serie di figure professionali di cui forse non se ne avvertiva affatto l’esigenza. I cosiddetti consulenti sanitari che seguono le ditte di i recente formazione e le stesse ASL stanno operando in nome di una legge nata con il nobile scopo di documentare ogni fase di lavorazione e di responsabilizzare ogni operatore per ogni singola operazione del processo produttivo. In questo modo la sicurezza di un prodotto alimentare, dal punto di vista igienico, viene notevolmente incrementata. Questo perché cresce la paura di sbagliare. Le multe sono salate quasi quanto quelle dovute per reati di tipo fiscale. In conclusione, però, tale normativa è vaga e non pone degli standard precisi da rispettare. Facciamo un esempio: se un parametro di lavorazione e vendita del pane fosse quello di non utilizzare il legno, tutti i panettieri e rivenditori dovrebbero sostituire i vecchi tavoli da lavoro e gli scaffali di vendita. Invece, grazie all’opera di persuasione dei cosiddetti consulenti sanitari e degli operatori della ASL a correre questo serio rischio sono solamente le attività di nuova formazione. Come a dire, paghino gli ultimi per tutti. Quando si intende aprire un’attività in campo alimentare è bene sapere che l’80, 90% del costo di start-up sarà costituito da spese relative a messa a norma dei locali (cosa che in buona parte deve essere fatta dagli affittuari ma che quasi mai avviene nella realtà). Chi paga tutto ciò? Il neo imprenditore, ovviamente, e i suoi clienti. Un applauso all’Europa, al sig. Pilsener, alla NASA e a tutti gli sfortunati imprenditori del settore. Dopotutto, il primo, vero, grande pericolo che si determina con l’applicazione dei criteri HACCP non è la contaminazione degli alimenti ma l’ASL.

sabato 7 novembre 2009

Scende la neve dai (Tre)monti


Scende la neve dai (Tre)monti
(foto tratta da http://vibrisse.files.wordpress.com/2009/10/giulio_tremonti_777t1.jpg)
Lo ammetto. Ai tempi del “Libro bianco” ero un fan di Giulio Tremonti. Credevo che la sua ascesa avrebbe decretato la fine di quell’economia italiana raffazzonata e arruffona che così poco apprezzavo. Poi, si sono susseguiti i governi (dal ’95 sono saliti a Palazzo Chigi due volte Prodi e Berlusconi), le politiche economiche (le riforme di Sinistra, quelle della Destra), il caro petrolio e la crisi. Il Superministro dell’economia ha avuto tempo e poteri sufficienti per stupirmi. Non lo ha fatto. Il Tremonti di oggi sembra lontano parente dell’autore di quel libro così intelligentemente scritto. In verità, del Ministro del Pdl mi ha sorpreso la sua posizione sul lavoro a tempo indeterminato (dopo che la sua coalizione si era data così tanto da fare per introdurre ed incentivare nuove tipologie contrattuali), nei confronti delle banche che non svolgono il compito di registi dell’economia (al di là di qualche scontro verbale non mi risulta che tale casta abbia modificato il proprio modo di operare), sull’aumento salariale dei lavoratori dipendenti per un vero e serio rilancio dei mercati (peccato che le uniche cose che stanno aumentando sono gli stipendi dei politici e il debito pubblico italiano). Se simili esternazioni sono frutto di un calcolo elettoralistico le ho trovate molto intelligenti nella loro impostazione, tuttavia non in grado di farmi cambiare giudizio sul Ministro o opinione su quanto ha fatto durante il suo mandato. Ritengo che il motore dell’economia non vada acceso con dichiarazioni populiste e opportuniste, bensì con una forte scossa che può essere determinata solamente da un nuovo modo di vedere il mercato. Che poi è ancora quello vecchio. Il cliente ha sempre ragione e il venditore deve soddisfarne i bisogni (non i propri). Basta con l’oligopolio petrolifero e quello degli amici di Bill (Gates, ovviamente). Se riusciremo a sbarazzarci di queste anomalie di mercato tornerà il bel tempo in economia. Solamente così.

domenica 1 novembre 2009

Mo’ M’ARRAZZO…


(foto da http://www.verdinrete.it/rieti/regionali2005/marrazzo.jpg)
Mo’ M’ARRAZZO…
Dopo la vicenda che ha coinvolto l’ex-Governatore della regione Lazio i mass-media stanno proponendo ai cittadini italiani spunti di riflessione sui gusti sessuali dei parlamentari. Posto che di fronte ad un evidente tentativo di concussione l’unica risposta possibile da parte di una carica istituzionale è un fermo no, credo sia ininfluente dal punto di vista politico sapere se un parlamentare sia eterosessuale, omosessuale o altro. La differenza tra i cosiddetti Onorevoli è determinata solo dalla loro capacità di comprendere le esigenze dei cittadini, leggere il momento storico nel quale stanno vivendo, formulare delle leggi in grado di garantire il miglioramento dello status quo. Sinceramente, i problemi e conflitti sessuali dei politici italiani non mi interessano e non mi aiutano a vivere meglio. Non desidero essere informato dell’argomento.

Le vere associazioni per delinquere


(foto da http://tmx.com/en/images/highRes/Oct14-2008.jpg)
Le vere associazioni per delinquere
Circola la voce che la crisi stia ledendo i diritti sindacali dei dipendenti. Pare che alcune aziende che hanno subito di striscio il contraccolpo economico delle borse se ne approfittino per speculare (in nero, ovviamente) e fare denaro sulle spalle dei lavoratori. Gli straordinari non verrebbero conteggiati in busta paga, ad esempio, e sarebbero liquidati come compensi ordinari. Su tutto ciò calerebbe una cappa di omertà giustificata dalla minaccia incombente della recessione, del licenziamento, del ridimensionamento. “Se ti va bene è così, altrimenti puoi sempre rivolgerti ad altre ditte (quelle che stan chiudendo o mettendo in cassa integrazione i propri dipendenti)”. Se si tratta solo di una diceria, di semplici casi isolati, possiamo definire il tutto come racconto di dubbio gusto e tutt’altro che divertente. Nel caso in cui ciò corrispondesse a realtà, ci troveremmo di fronte a vero e proprio sciacallaggio. In una società umana civile il profitto non giustifica mai il venir meno degli obblighi legati all’etica, al rispetto reciproco, al progresso evolutivo. Il capitalismo non ha, nel suo DNA, le caratteristiche per diventare un sistema modello di umanità. La spasmodica e irrefrenabile ricerca del profitto non porta giovamento al nostro habitat, alla pacifica convivenza, al rispetto delle peculiarità del nostro essere uomini. E oggi, il sistema economico mondiale si basa sulla sola regola del capitale. Non vi sono autorità in grado di contrastarne gli usi e gli abusi, i vizi e i misfatti. Alla base di questo aberrante modello comportamentale vi è un esigenza egoistica di prevaricazione nei confronti degli altri che vengono visti come nemici da distruggere e non da avversari da superare. Un buon aiuto a sostenere la dittatura del capitale è stata la scelta della Corte Suprema statunitense di riconoscere pari dignità tra soggetti fisici e quelli giuridici e l’abbattimento dei vincoli di oggettività e di temporalità nei confronti delle società. Con il 14mo emendamento della Costituzione Americana, scritta per dare gli stessi diritti ai neri, le Corporation, sorte già nel primo Settecento, subito travolte da immensi scandali speculativi e proibite per quasi un secolo, risorte a metà Ottocento per avviare quello che diventerà il grande processo di globalizzazione del mercato mondiale dei nostri giorni, una volta che nascono e vengono riconosciute in modo legittimo non hanno più l’obbligo di sciogliersi una volta raggiunto lo scopo societario alla scadenza prefissata. Perché il CRIMINE non scade. MAI.

La politica che nessuno si può più permettere


(foto da http://gastonemariotti.com/wp-content/uploads/2008/06/casta2.jpg)
La politica che nessuno si può più permettere
Una riforma seria, che urge nel nostro Paese, è senz’altro quella che dovrà metter mano alla politica ed alle strutture pubbliche. Il Ministro Brunetta potrà piacere o meno ma una cosa su di lui va detta: non ha affatto rivoluzionato il sistema burocratizzato dell’Italia. La politica costa al cittadino una buona fetta del PIL e la struttura gerarchica, clientelare, elefantiaca e macchinosa della cosa pubblica, unita alle procedure di lavoro, strangola la libera iniziativa, la creatività del nostro settore imprenditoriale, la concorrenza. In un momento storico così difficile è impensabile credere di poter sostenere la massa di privilegi ed il costo monetario dei veri “ricchi” d’Italia ovvero degli amministratori pubblici. Quando si affronta un argomento del genere si ottiene quasi sempre, dagli addetti ai lavori, la critica di populismo e superficialità. Non si tiene conto, infatti, dei numerosi amministratori (perlopiù locali) che ricevono, per le mansioni a loro affidate, poco più che dei rimborsi spese e spesso ci rimettono del loro patrimonio personale. E’ vero. E’ assolutamente vero. Tuttavia, perdonate la mia concretezza, non è affar nostro redistribuire il reddito tra gli amministratori politici. La critica, giusta per la carità, suona un po’ come se… nel mondo del calcio si affermasse che non è vero che circolano troppi soldi perché ci sono calciatori dilettanti che non riescono a garantirsi uno stipendio pari a quello di un operaio. Come a dire che se c’è un Cristiano Ronaldo che percepisce una diaria mensile di un milione di Euro netti ve ne sono moltissimi che non riusciranno a prendere tale cifra nemmeno giocando fino all’età di pensione. Lo so che è così ma io non sono un sindacalista e quello del numero degli amministratori o dell’equità degli stipendi sono problemi interni alla categoria. Il VERO problema della politica è che il suo attuale costo è insostenibile ECONOMICAMENTE e MORALMENTE. Le fabbriche chiudono. I commercianti seguono a ruota. Gli imprenditori non sanno più che pesci pigliare e gli esperti del settore sono maledettamente in gamba nel prevedere… ciò che accadeva l’altroieri. L’economia si è contratta e gli scambi si sono rarefatti. Tutti stanno aspettando segnali positivi da parte dei mercati. Tutti, indistintamente, stanno attendendo che qualcun altro faccia la prima mossa (il che, tradotto, significa che il costo della crisi sarà pagato da poveri e operai).
L’unico luogo al mondo dove non è cambiato nulla è la politica italiana. Non c’è stata riduzione di costi, ottimizzazione dei profitti, tagli occupazionali. Nulla è cambiato. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, la crisi ha imposto ancor più all’attenzione il ruolo della politica che oggi ha più potere di quanto ne avesse ieri. E l’imposizione fiscale diminuisce sempre e solo a parole. Il disavanzo cresce per Comuni, Province e Regioni. Si dirà che è colpa degli evasori o forse della crisi. La politica italiana, quella dei 13 mila Euro di stipendio netto mensile, quella che versa tutti i mesi tra i 6 e i 9 mila Euro ai trombati delle ultime elezioni, quella che viaggia gratis in tutta Italia (e con scorta), quella del tutto è dovuto, non ha proprio nulla da farsi PERDONARE? Nel nostro Paese costa veramente più il lavoro della POLITICA? Le tasse si devono pagare. Tutte. Solo, vorremmo vedere, da cittadini contribuenti, che i nostri soldi fossero spesi per il bene di tutti e non solo per i soliti pochi e furbi.