martedì 15 giugno 2010
Chi è il vero terrorista?
Immagine tratta da http://ruvr.ru/files/Image/Editiors/Italia/Elena/terrorismo.jpg
Chi è il vero terrorista?
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un’incredibile escalation di problemi extranazionali come mai si era avuta in tutte le epoche passate. Il terrorismo, la guerra, il caro-petrolio, la crisi economica. Apparentemente tutti questi elementi sono disgiunti l’uno dall’altro ma un’attenta analisi potrebbe portare a sconvolgenti sorprese. Come si sa, l’11 settembre, il crollo delle torri gemelle, l’attentato terroristico più eclatante e sanguinoso della storia della civiltà umana ad opera di Osama Bin Laden e di Al Qaeda, è stata la miccia che ha fatto scoppiare la guerra al terrorismo internazionale. Da quel lontano giorno il mondo è cambiato parecchio. Oggi, andare in metropolitana o in treno, prendere un aereo, recarsi al posto di lavoro, sono tutte operazioni che portano con loro un livello di ansia e di angoscia impensabili fino ad una decina di anni fa. La guerra è stata una (naturale???) conseguenza di quel pauroso attentato. Da allora ci sembra quasi normale vedere i carri armati in Cecenia, Tibet, Afghanistan, Irak, ma anche in Africa e chissà, forse, anche in Grecia. La piaga del terrorismo andava combattuta e gli eserciti della civiltà occidentale si sono prodigati affinché Bin Laden ed Al Qaeda avessero ricevuto una adeguata risposta. Tuttavia, a nove anni dal disastro e dalle guerre dichiarate, il Re del Terrore e la sua organizzazione sono ancora a piede libero. Alle loro spalle, invece, vi sono una sequenza interminabile di violazione dei più naturali diritti umani sanciti con la convenzione di Ginevra ed un disastro ambientale senza prezzo. Il livello di distruzione ottenuto dall’incendio dei pozzi petroliferi e dall’insensato utilizzo di uranio impoverito nelle bombe lanciate in Iraq è quasi pari alla follia dei governanti che si sono dati battaglia in una delle zone del pianeta più ricche e più belle. Il costo della guerra è enorme anche dal punto di vista energetico. La guerra ribattezzata “del petrolio” ha consumato (e lo fa ancora) una quantità considerevole di materie prime ed ogni uomo dovrebbe indignarsi di fronte alla facilità con cui si riesce a trovare risorse da bruciare in battaglia a scapito di quelle per curare i malati o dar da mangiare agli affamati. Bella civiltà “superiore” che siamo. Veramente una bella civiltà. Complimenti. Il prezzo del petrolio ha continuato a salire vertiginosamente in questi anni e poco importa se a dirigere la guerra al terrorismo sia stato un petroliere, figlio di petrolieri, amico di petrolieri. Colpa della Cina. Il petrolio costa così caro perché Cina ed India ne fanno richiesta come non ne hanno fatto in passato. E’ una bugia. Se il prezzo di un bene sale rispetto alle aspettative dell’acquirente quest’ultimo (è automatico) riduce le sue richieste. Se non lo fa il motivo può essere uno solo. Sta investendo. Sta scommettendo in sé e nella crescita della sua economia. Questo è un male? Non credo. La domanda da porsi, a questo punto, è perché i paesi occidentali non investono in se stessi e non scommettono nella propria economia. La risposta può essere una sola. Stanno impegnando le risorse in altro. La guerra. Appunto. E che cosa succede quando si smette di credere in se stessi? Succede che smettono anche gli altri. Se i nostri paesi non investono nell’economia interna come si può sperare che lo facciano gli altri? A questo punto appare meno incomprensibile la crisi economica che ha fatto seguito al caro-petrolio. Banche esose, aziende grette, cittadini vessati e in balia di un sistema-Stato che non solo non li difende ma gioca con loro come se facesse del tiro al piccione. Prima di concludere questa analisi dei tempi che stiamo vivendo occorre fare una premessa. Nel 2000 nasceva l’unione politica e monetaria europea di cui non fanno parte ancora oggi gli USA (ovvio) e la Gran Bretagna (meno ovvio). Quest’ultima si è dimostrata attivissima su tutti i fronti. Braccio destro degli americani in politica ed economia hanno sempre avuto un piede dentro (ma l’altro saldamente fuori) le stanze del potere della nuova Europa. Strano comportamento. Davvero strano. Anche in base a questa mia solo apparente divagazione consegue una serie di considerazioni finali:
-il peggio deve ancora arrivare
-i nostri governanti usano la loro posizione per fini diversi da quelli istituzionali
-i problemi che ci vengono prospettati e di fronte ai quali reagiamo con impeto non sono quelli che crediamo di comprendere
-occorre una maggiore sensibilità ambientale
-occorre solidarizzare con i popoli, anche se diversi da noi. In fondo, stiamo sulla stessa barca. Noi non abbiamo aerei presidenziali.
-diffidiamo delle informazioni omologate dal sistema. Non siamo in guerra. Farcelo credere è un ottimo sistema per poter usare ogni forma di censura
-c’è di peggio che perdere il proprio posto di lavoro
-non saremo noi a votare e ad eleggere i nostri rappresentanti finché essi non saranno come noi
-se tutte le borse del mondo scendono contemporaneamente o ci stanno prendendo in giro o è arrivato il momento in cui abbiamo deciso di riprenderci i soldi e di combattere questo sistema
-la democrazia non si conquista informandosi sulle vicissitudini familiari della coppia Pitt-Jolie.
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